martedì 22 marzo 2011

Il porno è diseducativo? Certo, come il rock

Intervista a Silvio Bandinelli (via mail, 19 dicembre 2010)

Filippo Cicciù: Come, quando e perché sei arrivato al mondo del porno?

Silvio Bandinelli: Sono arrivato al mondo del porno negli anni 90. Facevo il pubblicitario rampante, me la cavavo anche bene, con una agenzia che amministrava budget consistenti, soprattutto nel mondo del giocattolo.Lavoravo in sinergia con Publitalia, l'azienda di Fininvest che raccoglieva pubblicità. Il "braccio armato" di Berlusconi, allora solo editore. Un editore ai tempi straordinario e innovativo, che aveva rotto il monopolio Rai e attivato un circuito virtuoso di nuove aziende e merceologie che si affacciavano per la prima volta nella pubblicità tv e crescevano esponenzialmente grazie ad essa. Da lì tutta una nuova generazione di giovani pubblicitari, nonchè tecnici, professionisti, nuove figure professionali. La prima volta che andai a Milano due, in Fininvest ,e visitai tutte le strutture del gruppo, rimasi impressionato dalla giovane età della prevalenza degli addetti, anche nei ruoli più importanti. Adesso Berlusconi è uno dei motivi che mi ha indotto a lasciare l'Italia. Disgressione a parte torniamo a noi. Parallelamente all'agenzia di pubblicità aprii una casa editrice e pubblicai, tra i primissimi in Italia, delle riviste per bambini con il giocattolo allegato. La casa editrice era in realtà costruita come operazione di marketing e supporto alle aziende del settore giocattolo che curavo. Le vendite all'inizio furono straordinarie portando soldi all'editore e gran benefici alle aziende che "regalavano" nelle mie riviste il giocattolino desiderato e pubblicizzato. Poi entrarono nel business i grandi gruppi editoriali, con politiche di prezzi sempre più basse e per la mia azienda era diventato impossibile concorrere. Per salvare azienda e occupazione il mio distributore (MEPE, Milano) mi consigliò di affacciarmi al mercato dell'hard. Entrai così in contatto con i produttori di Cicciolina, tra cui Riccardo Schicchi e ,insomma, fu amore a prima vista. Per un pò tenni i piedi su due staffe e poi scelsi il margine, mi liberai e tornai alla mia natura anarchica e anti borghese. Finalmente inviso ai benpensanti

FC: Un paio d’anni fa hai partecipato a un incontro sul mondo del porno all’Università di Bologna. Ricordo vagamente che parlavi in qualche modo di un intento ‘politico’ o comunque contestatore verso il sistema come cardine della tua produzione. Del resto, scorrendo l’elenco della tua filmografia ci sono titoli come ‘Anni di piombo’ o ‘Lotta di classe’ che sembrano avere come punto di partenza contesti politico-sociali. Se non ricordo male parlasti anche di un film sugli scandali di Vallettopoli e un film come Mucchio Selvaggio, prodotto dalla Show time, rappresenta uno spaccato di società che viene spesso nascosto dai tradizionali mezzi di comunicazione (mi riferisco all’universo giovanile di cui parla il film). Vivi il tuo ruolo di regista porno anche in senso politico in qualche modo? Il porno può essere un modo per criticare la società? Intendere il porno in questo modo può essere considerato in controtendenza nel contesto italiano?

SB: La cosa è nata come esercizio intellettuale e anche di linguaggio: contaminare il porno con temi cosiddetti alti, facendo del "velleitarismo" un valore aggiunto. Così, senza alcun timore reverenziale, ho parlato di fascismo e resistenza con il film "Mamma" , invitato poi in una proiezione- dibattito alla Casa della Cultura di Milano, tempio dell'intellighenzia di sinistra. Poi è stata la volta di Anni di Piombo, tra polemiche per le varie prese di posizione delle associazioni vittime per il terrorismo ( poi rientrate poichè il film era rispettoso di fronte a questi temi). Poi ho fatto addirittura un libero adattamento del Macbeth, che è diventata un'occasione per parlare di Mafia e della sue metastasi nel corpo della società, usando nei titoli di testa foto originali dell'omicidio Fava e Falcone( materiale datomi da un amico ,naturalmente rimasto anonimo, giornalista del "Giornale di Sicilia") Qui qualcuno si è indignato, con attacchi in rete e qualche telefonata, ma insomma niente di che. E così via, sino a ispirarmi a Cesare Previti e alla sua vicenda nel film "Abuso di potere". C'è stato così il corto circuito culturale che attendevo, ma, e qui mi sono stupito, l'innesto, il trapianto nel corpo del porno di " corpi diversi" non ha creato il fenomeno del rigetto e il tradizionale pubblico del porno ha decretato il mio successo di regista e autore (modesto, per carità, si parla di ambiti stretti). Comunque il porno può essere un modo per criticare la società, io l'ho dimostrato. Certo, come dice Guccini, "con le canzoni non si fan rivoluzioni" e figuriamoci con i film porno. Allo stato attuale sono l'unico regista hard al mondo ad aver affrontato queste tematiche e ad averle fatte diventare un sorta di marchio di fabbrica. Una precisazione : ho sempre lavorato in stretto contatto con il mio studio legale, ed ogni mia sceneggiatura è passata al vaglio del mio avvocato.

FC: Il porno è diseducativo?

SB: Certo, come il rock.

FC: Sempre in quel incontro, se non ricordo male, spiegavi come in Italia l’industria porno sia prevalentemente dominata da individui un po’ fascisti a causa dell’estetica del porno. E’ vero? Perché secondo te succede questo?

SB: Assolutamente vero. Mentre in tutti, ma dico tutti, gli altri paesi, America compresa, la gente del settore, intendo gli imprenditori e i registi, sono liberal, di sinistra, figli della cultura anti borghese, in Italia no. Sono al 90% di destra e al 70% dichiaratamente fascisti, con esposizione nelle proprie case o negozi (sexy shop) di busti e calendari del Duce. Succede questo perchè siamo un popolo così, di teste di cazzo. Il berlusconismo in quale altro paese sarebbe possibile? Siamo un popolo di teste di cazzo.

FC: L’articolo 21 della Costituzione della Repubblica italiana garantisce a tutti il “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” ma qualche riga dopo esprime un limite esplicito che è rappresentato dal cosiddetto “buon costume”. Quanto influisce questo aspetto sulla produzione di film porno in Italia.

SB: Io ho fatto film senza auto censure, confrontandomi solo con il mio ufficio legale. I miei film più politici hanno comunque trovato molte censure e difficoltà sui mercati internazionali, soprattutto quelli televisivi. Non piace che il porno parli della realtà, di noi.

FC: Se esistono difficoltà per produrre pornografia la causa è anche da ricercare nella morale cattolica che pervade l’Italia?

SB: Mah, io grandi difficoltà non le ho mai incontrate. Mi sono sempre fatto i cazzi miei. Hanno cercato di annientare la mia azienda tramite una causa che ci ha intentato l'ENPALS, l'istituto di previdenza dei lavoratori dello spettacolo. Ci hanno chiesto cifre a cinque zeri sostenendo che la nostra attività era assimilabile a quella del cinema e quindi addebitandoci evasioni contributive etc. La causa l'abbiamo però vinta sostenendo e dimostrando che il porno non è mai stato considerato assimilabile al cinema, tant'è che non ha mai potuto usufruire dei vari contributi dati al settore ed anzi ha sempre subito, vedi l'IVA al 20 nel settore dell'editoria cartacea, leggi e normative discriminanti. Per quanto riguarda i cattolici e la loro morale, beh, sono i nostri migliori clienti. La Chiesa ci ha sempre tollerato e mai fatto attacchi specifici e frontale.

FC: Paolo Guzzanti ha appena fatto uscire un libro intitolato ‘Mignottocrazia’; il rapporto tra il mondo della politica e gli scandali sessuali, o i favori sessuali in cambio di poltrone, probabilmente non è oggi così diverso da un tempo ma la differenza con il passato sta nel fatto che oggi questo fenomeno è sotto gli occhi di tutti e nelle battute della gente, legittimato da giornali e tv e probabilmente assorbito dal senso comune. Cosa pensi di questo fenomeno, stai già pensando di farne un film?

SB: E' chiaro che il Potere, quello con la P maiuscola, ha sempre goduto e imposto pratiche di favoritismo sessuale, forme di ricatto psicologico etc. E credo che in misura proporzionata, questo possa accadere anche quando il potere si presenta con la p minuscola. I miei film hanno spesso evidenziato tali dinamiche. Certo l'amplificazione dei media, il coinvolgimento di B. ne fanno adesso un fenomeno di (mal) costume. A Febbraio esce "Bunga Bunga, Presidente" ,prodotto dalla SilvioBandinelliFactory e diretto da Andy Casanova e Marco Trevi

FC: La crisi economica globale ha colpito anche l’industria pornografica?

SB: Naturalmente, colpendo tutti i consumi, non primari "in primis".

FC: Il ruolo delle nuove tecnologie, inteso come veicolo di contenuti (you porn, film veicolati in formato digitale…) ha fatto più male o bene all’industria pornografica?

SB: Non solo le ha fatto male, l'ha praticamente distrutta. Il porno in rete non lo si ferma e controlla. Dall'infinità di contenuti free, al peer to peer (download illegali?),alle web cam, al porno fai da te etc. L'industria mondiale del porno è crollata e chi resta vivacchia a stento nella speranza che la rete, dopo tanto sottrarre, porti. Allo stato attuale però la situazione non è mutata. Il supporto rigido ( DVD) ormai è oggetto di modernariato (ce l'hanno venduto, al tempo , a tutti noi consumatori, come una gran novità, consapevoli invece che era già superato, con i giorni contati). Le videoteche rimaste sono gli ultimi avamposti di una guerra già perduta. La chiusura del colosso Blockbuster in USA ne è evidente testimonianza.

FC: Il passaggio dalle vhs ai dvd e ora al download digitale quanto ha influito in termini economici sull’industria?

SB: Vedi sopra. Le piattaforme digitali di streaming e download pagamento che hanno redditività saranno una decina in tutta la rete. Sono perlopiù statunitensi e vivono perchè hanno un'infinità di prodotti, praticamente tutte le case di produzione porno. Ma i soldi che arrivano ai produttori sono pochi. Nella redistribuzione il reddito si polverizza.

FC: Si moltiplicano a macchia d’olio siti che ‘offrono’ gratuitamente contenuti porno facilmente accessibili sulla rete, si passa da prodotti ‘casalinghi’ a spezzoni di veri e propri film. Questo ha forse contribuito alla nascita di un nuovo genere in ambito amatoriale, quello che Sergio Messina chiama ‘real core’. Quanto ha influito questo fenomeno sull’ideazione e la creazione dei tuoi film e quanto ha perso la Show time, o l’industria in generale, in termini economici a causa di contenuti ‘rubati’ dalla rete.

SB: il genere amatoriale l'industria del porno lo aveva già inventato quindici anni fa e oltre, anticipando quella voglia di "realtà" fatta poi propria dall'intrattenimento mainstream con l'avvento dei reality. La rete ha potuto poi declinare questo trend attraverso la suddivisione in ulteriori nicchie, nelle web cam, nei porno autoprodotti e auto interpretati e messi in rete, nell'infinità di siti tematici, di blog etc. Internet è attualmente lo specifico più vicino al porno e al voyeurismo di chi lo consuma. Il problema è che ha sempre meno senso il film porno tout court, lo star-system che girava intorno e tutto il sistema produttivo e distributivo. In ultima analisi il problema di fondo è uno: il mercato si è spostato prevalentemente nella rete, ma la rete restituisce un beneficio economico assolutamente insufficiente.

FC: Il settore, almeno negli Usa, che dà maggiore entrate è ancora quello della vendita di video ma il porno via internet è in costante crescita. In che modo sarà possibile dominare questo fenomeno?

SB: In Europa (Italia compresa) la situazione non è molto differente. Prevalendo nella rete il free, ancora le maggiori entrate vengono dal dvd, ma sono entrate sempre più magre. Il risultato è che non esistono praticamente più le produzioni ad alto budget ed è completamente sparito il mercato dei diritti

FC: Quali sono le difficoltà provocate dalla cosiddetta pornotax, definita dal ministro Giulio Tremonti “un’imposta etica”?

SB: Non lo so. Mi sono trasferito all'estero, in Spagna, da due anni e lavoro con una società di diritto sanmarinense. Da quello che so, in via ufficiosa, nessuno la paga, anche perchè non credo vi siano bilanci in utile tra i produttori e distributori. Definire la porno-tax una tassa etica nel paese del bunga-bunga mi fa semplicemente ridere.

FC: Qual è la dimensione dell'industria pornografica italiana?

SB: Sempre più esigua. Le aziende che producono e distribuiscono film porno sono state falcidiate e adesso quelle degne di questo nome si contano sulle dita di una sola mano.

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