giovedì 28 aprile 2011

L'opinione pubblica

Come se ce ne fosse bisogno, Silvio Berlusconi ha spiegato il passo indietro sull'energia atomica come una tecnica per fare dimenticare agli italiani il disastro di Fukushima e quindi rispolverare il progetto tra "un anno o due" appena "si possa ritornare ad avere un'opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare all'energia nucleare".

Fino a pochi istanti prima di questa frase l'opinione pubblica italiana era una folla che seguiva il proprio simile muovendosi in un infinito mare di menzogne e soprattutto fingendo di ignorare che il primo della fila non sapeva dove guidare il gruppo. Il fatto che ci fossero altri ad andare nella stessa direzione dava comunque un po' di sicurezza a chi stava dietro.


Oggi finamente la società civile è consapevole che non c'è vergogna da parte del potere a comunicare a reti unificate la presa in giro senza giri di parole, chiamandola con il suo nome.
Oggi l'opinione pubblica è una mucca legata a un filo che continua a farsi succhiare le mammelle senza batter ciglio, sola su un prato verde si fa amabilmente i cazzi suoi in attesa che cementifichino tutto il campo.
Non è più possibile smascherare la fregatura quando quello che c'era dietro fino a un attimo prima si mostra, per propria volontà, agli occhi di tutti nella sua drammatica forma.

Guardali negli occhi




Mentre nel centro di Portoferraio (Isola d'Elba) una decina di persone partecipa alle commemorazioni musicali per la celebrazione dell'anniversario della liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo, in massa gli elbani accorrono alla sagra della Sportella, tipico dolce pasquale la cui forma ricorda le fattezze dell'organo genitale femminile. La somiglianza non è casuale: nella tradizione infatti i giovani facevano recapitare nel giorno della domenica delle Palme a casa della ragazza desiderata il ceremito, dolce pasquale maschile. Se questa gradiva il dono poteva contraccambiare la domenica di Pasqua con una sportella infiocchettata e benedetta.
La ricetta del dolce è cambiata nel tempo ma la sostanza del discorso pare sempre la stessa.




venerdì 15 aprile 2011

Pippo Civati

Giuseppe Civati si fa chiamare 'Pippo', come il personaggio della Disney, l'amico di Topolino, sì quello alto e un po' scemotto. Civati non è molto alto e non sembra nemmeno tanto scemo. E' un consigliere regionale in Lombardia, condivide l'aula con Nicole Minetti ma non lo stesso banco; lui siede dalle parti del Partito Democratico anche se assieme al sindaco di Firenze Matteo Renzi stanno tentando di rinnovarlo o come dicono in tanti cercano di rottamarlo. In effetti Civati ha l'aria di chi vuole cambiare le cose ma dall'intervento che ha tenuto durante una lezione nell'Università che frequento pare chiaro come voglia risistemare la cornice del Pd ma non altrettanto sicuro che tavolozza voglia usare per ridipingere il quadro. I modelli di Pippo sono il primo Zapatero- quello autoironico che riconosce meriti all'avversario- e chiaramente Mr. Obama che nella campagna per la ricandidatura alle elezioni del 2012 sceglie di dare la parola agli elettori e fa largo uso dei social media. Quando si parla dell'ultima campagna elettorale di Bersani sottolinea che, nella foto dei manifesti pubblicitari, il segretario del Pd ha le maniche della camicia rimboccate "come le mie in questo momento ma solo perché ho caldo" e che la scritta 'Oltre' scelta come messaggio per la campagna rimanda subito al concetto di "oltretomba". Per Civati insomma ci vuole più "solidarietà e visione del futuro" perché la comunicazione politica italiana è bloccata in un eterno presente (che capire non sa). Quelli al di fuori del suo partito sono molto più bravi dei dirigenti del Pd a costruire storie e racconti di loro stessi anche a prescindere dalla realtà, "la Lega si presenta come radicata sul territorio e Berlusconi come perseguitato dalla giustizia". Civati risponde a tutto questo facendo comunicazione attraverso il suo blog, il più seguito d'Italia per quanto riguarda i blog di politici, e spiegando come la politica abbia bisogno di muoversi "tra le cose che ci sono" e non sopra di esse. Cosa c'è che non va? Forse che lo stile di Zapatero a cui Civati si riferisce è proprio quello che ha tentato di usare Walter Veltroni qualche anno fa con il risultato di perdere clamorosamente alle elezioni politiche del 2008? Forse il fatto che la comunicazione politica più efficace in Italia è ancora quella che arriva attraverso la televisione (si veda il dibattito e gli effetti provocati dalla figurante di Forum su rete4 che faceva spot elettorali non autorizzati per il governo)? Giuseppe Civati ha appena scritto un libro che si intitola 'Il manifesto del partito dei giovani". Si trova in libreria e io mi chiedo in quanti lo compreranno e lo leggeranno ma soprattutto perché Civati abbia risposto infastidito a un utente della rete che lo segue ed esprimeva perplessità sui politici che mettono in vendita i loro programmi elettorali invece che affidarli magari a un download gratuito. Inserisci link

venerdì 8 aprile 2011

The times they are a-changin'


Bob Dylan ha suonato in Cina per la prima- e probabilmente ultima- volta della sua lunga carriera.
La stampa occidentale si scandalizza perché sono stati regalati 2000 biglietti ai funzionari del Minculpop cinese, perché lo stadio dove suonava era mezzo vuoto e perché il vecchio Bob non ha protestato apertamente contro il Governo.
Partiamo dalla fine.
Dylan non è Bjork e soprattutto ha abbandonato la retorica della protesta ormai da anni- perché non ci scandalizziamo allora ogni volta che suona nel mondo 'libero' occidentale e non critica niente e nessuno ma apre bocca solo per presentare gli altri musicisti sul palco?
Lo stadio era mezzo vuoto forse perché non molti cinesi hanno la possibilità di spendere circa 200 € per andare a vedere un settantenne americano di cui conoscono il nome a malapena.
Cosa c'è di strano se il Ministero della cultura cinese regala i biglietti di un evento musicale ai suoi funzionari quando in tutto il mondo occidentale le amministrazioni pubbliche fanno lo stesso riservando posti speciali ai propri dipendenti per gli happpening culturali?