lunedì 6 giugno 2011

Batteria scarica

"Ripartire dalla cultura" significa iniziare a costruire sopra brandelli di fondamenta marce.

Meno di una settimana fa il New York Times stroncava sonoramente il padiglione italiano che Vittorio Sgarbi ha curato in occasione della Biennale d'arte di Venezia. La foto qui a fianco è il ritratto di una delle 'opere' in mostra e le parti salienti dell'articolo, firmato da Roberta Smith, parlano di qualcosa che sarebbe potuto essere scandaloso per l'Italia se solo il nostro paese non fosse afflitto da così tanti scandali. Ma lasciamo perdere per un attimo lo "storico punto basso" raggiunto con la biennale di quest'anno. Qualcuno disposto a scommetere sulla cultura esiste, e non serve scappare dall'Italia per trovarlo.

Christian Caliandro è uno storico dell'arte contemporanea e assieme al professore di Economia della Cultura, allo IULM di Milano, Pier Luigi Sacco ha scritto un libro che fa a pezzi l'attuale gestione della cultura italiana contemporanea e fornisce le istruzioni per l'uso che spiegano da dove ripartire. 'Italia Reloaded' parla di come trasformare la fruizione della cultura da qualcosa di passivo, che assomiglia a un'orazione funebre, a un movimento "proattivo" che liberi il pubblico dalla posizione di cliente dell'arte e lo porti ad essere un'attore partecipante.

Il contesto della presentazione di questo libro dimostra come sia possibile portare la cultura a una dimensione umana e partecipata senza per forza impacchettarla in delle teche che, come ricorda Caliandro, assomigliano sempre più spesso a delle “tombe”. L’incontro è il penultimo evento di 'Antequattro', iniziativa organizzata dall’associazione Bassoprofilo, un gruppo formato da studenti della facoltà di Architettura di Ferrara che hanno deciso di riempire il loro tempo libero cercando di costruire cultura. Si è appena concluso il concorso fotografico '24 foto in 24 tempi' e altre iniziative hanno preso forma tra concerti di jazz e musica elettronica in luoghi sparsi della città di Ferrara, spesso splendidi posti colpevolmente chiusi alla cittadinanza per 360 giorni all’anno. Da domani prenderà il via la vera e propria 'Quattrogiornidellearti 2011 - Fastforward', un’altra serie di eventi che spaziano dalla proiezione di cortometraggi a esibizioni di band emergenti (alcune notevoli come il side-project hip hop dei My Awesome Mixtape, i Quakers and Mormons).

Ma riprendiamo il filo del discorso riguardo alla situazione della cultura italiana. Se la fruizione dell’arte oggi è mera documentazione della presenza di se stessi in quel preciso momento- pensiamo alle migliaia di turisti che ogni giorno si scattano ossessivamente fotografie davanti ai monumenti delle città italiane- è necessario guardarsi indietro e cercare di trovare nuove strade per portare la cultura ad essere contemporanea e soprattutto dirompente. Caliandro e Sacco mettono in croce la presunzione per cui l’Italia possiede la maggior parte dell’arte a livello mondiale e guardano con lucida consapevolezza e un sentimento non convenzionale al concetto di patrimonio. L’arte rinascimentale che viene venduta ogni giorno a migliaia di turisti/consumatori- quelli che quando escono dal museo non si ricordano nemmeno cosa hanno appena visto- è stata prodotta in un’epoca in cui veniva considerata disturbante, una piacevole distruzione degli schemi che colpiva la contemporaneità di allora proprio per la sua forza dirompente. Il punto è che oggi non ha senso limitarsi a vendere più o meno a buon mercato l’antichità che l’Italia possiede ignorando sistematicamente vivide forme di cultura che non trovano casa proprio nel paese dove sono nate e cresciute. Il folto elenco di esperienze culturali che in Italia hanno avuto solo l’encomio del fugace momento glorioso, e a volte nemmeno quello- dal New Italian Epic descritto dai Wu Ming alle false prime pagine della rivista satirica il Male fino alle riflessioni cinematografiche sugli “anni di piombo”- dimostra come questi esempi non siano potuti diventare modello di sviluppo. La situazione è bloccata da una classe dirigente che, secondo gli autori, non ha mai preso sul serio la cultura, al contrario, la forza economica di un Paese si misura in gran parte a partire dagli investimenti in quella che Obama chiama “production of culture”. Un alto livello di partecipazione culturale, Sacco ne è convinto, rappresenta la causa il cui effetto è un ricco sviluppo economico di uno Stato. Statistiche alla mano, i posti in cui si partecipa di più e in maniera più attiva alla cultura corrispondono anche agli Stati più ricchi del pianeta. Sarà un caso?

Rimane un’obiezione che non ha nulla di polemico e assomiglia più a una domanda aperta: qual è la prova che la cultura aumenti lo sviluppo economico di un Paese? Siamo sicuri che causa ed effetto non siano invece da invertire e che sia una solida situazione finanziaria a spingere verso il consumo proattivo di cultura. Se è vero che il 95% della popolazione svedese partecipa attivamente a manifestazioni culturali forse è anche perché lo Stato può permettersi di spingere le persone a farlo, come ad esempio le sovvenzioni in denaro concesse a chi decide di mettere su un gruppo musicale.

In ogni caso ‘Italia Reloaded’ è un libro vitale e la decadenza che accompagna il padiglione della Biennale tiene per mano la situazione della cultura mainstream italiana che, oltre a non essere commestibile come più volte sostenuto, rimane anche indigesta al di fuori dei confini nazionali. Ripartire dalla cultura significa ripensare a noi stessi come persone e immaginare attraverso quali storie raccontarci agli altri.

domenica 5 giugno 2011

Cultura di destra

Ferrara, 27 maggio 2011

Incontro denso di cultura alla biblioteca ariostea di Ferrara. La settimana scorsa Enrico Manera, Andrea Cavalletti e Wu Ming 1 hanno discusso dell'imprenscindibile presenza di Furio Jesi sul dibattito culturale italiano, dagli anni '70 ad oggi.
Il pubblico composto da una misera platea di poco più di una ventina di persone ha ascoltato gli oratori per quasi tre ore, un bagno di cultura tanto inutile, o meglio non-necessario, quanto sublime.

Senza la pretesa di raccontare la vita di Jesi- per questo scopo Wikipedia è un buon punto di partenza- nè di voler spiegare ai più la grandezza dello storico di Torino, ecco una lista di impressioni semifredde sull'incontro tenutosi nell'antica biblioteca che ospita la tomba di Ludovico Ariosto.

La cultura di destra è inzuppata di strumentalizzazioni del mito. Dopo la crisi del sacro il mito si è sempre più avvicinato alla letteratura prima e alla politca poi, si tratta della "tecnicizzazione del mito", qualcosa che porta alla formazione di un mito reazionario. Per Furio Jesi, la chiave per capire il mito o per utilizzarlo sta da altre parti: è infatti necessario toglierne il fondale metafisico.

La cultura di destra come cultura della classe dominante. Le sue caratteristiche peculiari sono che non presuppone di essere capita e nello stesso momento non vuole essere difficile: semplice anche se non per forza comprensibile. Jesi si oppone alla dicotomia che vuole il mito presente solo per pochi e inacessibile ai molti. Il mito resta comunque inconoscibile. La cultura di destra trasforma il passato in qualcosa di omogeneo da cui spuntano delle storie esemplari di grandi eroi, secondo Jesi questo tipo di ragionamento è qualcosa che spesso si avvicina anche alla retorica usata da quella che si autoproclama cultura di sinistra.

Grazie a Wu Ming 1 la discussione entra nel cuore di un presente che manipola e rimaneggia sempre più, e in maniera qausi incredibile, il passato. Si parla allora di frange di antifascisti romani che rispolverano i simboli degli Arditi del popolo e che apparentemente sembrano dei neo-fascisti, ma ne sono invece l'antitesi. La potenza del pensiero di Jesi arriva all'attualità anche quando Wu Ming 1 ragiona sul massacro durante le manifestazioni di protesta contro il G8 a Genova nel 2001: secondo lo scrittore, proclamare mesi prima di quel tragico mese di luglio un'assalto al potere sarebbe stato un errore. Un atto che da una parte ha nascosto le varie anime di un movimento di protesta eterogeneo ma soprattutto ha creato un racconto di contrapposizione esploso negli scontri di piazza che hanno portato alla morte di Carlo Giuliani. L'insegnamento di Jesi, come ricorda Wu Ming 1, è che il problema arriva quando il molteplice viene ridotto all'uno, quando si appiattisce il passato e lo si riduce a un'etichetta, a "una sorta di pappa omogeneizzata che- come ricorda lo stesso Jesi- si può modellare e mantenere in forma nel modo più utile".Inserisci link
Se una fuga di monossido di carbonio non se lo fosse portato via trent'anni fa, sarebbe stato interessante conoscere l'opinione di Jesi sul mito al giorno d'oggi. Io inizierei chiedendo un'opinione sulla trovata della rivista 'Max' che più di un anno fa aveva messo in scena la morte (falsa) di Roberto Saviano...

the Gang of Four

Da una parte Google (con Facebook, Amazon e Apple), dall'altra Microsoft.
Da una parte i governi, dall'altra quei quattro.
Da una parte la privacy, dall'altra il consumo.
Da una parte il futuro, dall'altra il presente- il passato, si sa, è una categoria che non ricorda più nessuno.
In tutte queste opposizioni non c'è spazio per i cittadini. Ma torniamo indietro per un attimo.



Eric Schmidt è il presidente di Google ed è convinto che l'intrusione dei governi nel web sia un problema e che, nel futuro più prossimo, la sua compagnia giocherà un ruolo sempre più fondamentale nella gestione del web. In questa sfida, Google si è scelto tre tra i più potenti alleati sul mercato (Apple, Amazon e Facebook) e ha deciso di mettere all'angolo la corporation di Bill Gates, Microsoft. Il punto di unione è una collaborazione sulla gestione delle informazioni.
Questi quattro colossi hanno attratto in meno di una decina d'anni milioni di persone: utenti che, in cambio di servizi sempre più indispensabili- dalla posta elettronica all'acquisto di libri fino alla possibilità di leggere notizie sul proprio I-pad- hanno dato in cambio la loro fiducia sotto forma di dipendenza da questi indispensabili servizi e soprattutto hanno donato gratis informazioni sul proprio conto.

Se è vero che la rivoluzione non verrà mai trasmessa in televisione, le rivolte arabe di oggi sono passate per Internet prima di essere conosciute dalle masse e analizzate sui quotidiani. Il web diviene sempre più centro dello scambio di informazioni e i governi di tutto il mondo vogliono giocare da controrivoluzionari in questa battaglia cercando di ritagliarsi un ruolo da controllori. La banda dei quattro capitanata da Google-Schmidt ha deciso di creare un'alleanza per combattere la controrivoluzione guidata da Nicola Sarkozy; è lo stesso Schmidt a rivelare, oggi sul 'Sole 24 Ore', che il presidente francese ha dichiarato, a porte chiuse durante il G8 di Internet, che "c'è la rivoluzione, ma poi davanti agli eccessi la storia ci dice che alla rivoluzione segue la controrivoluzione".

I quattro della banda sono in concorrenza "ma lavoriamo anche insieme- sottolinea Schmidt- e credo che fusioni fra alcuni del gruppo saranno impossibili per probemi di antitrust". Microsoft è fuori dai giochi perché, sebbene abile nel creare una posizione di dominio fin da quando l'information technology era solo roba da nerd, non ha "guidato la rivoluzione del mercato al consumo" e soprattutto ha scelto di giocare autonomamente sin dall'inizio al contrario degli altri quattro che hanno deciso di aprirsi a integrazioni e collaborazioni sempre frequenti. Per questo motivo i prossimi alleati della banda potrebbero essere Twitter o PayPal al contrario della creatura di Bill Gates.

Mentre i governi europei cercano rozzamente un modo per controllare Internet, Obama ha già dimostrato di aver scelto la via del dialogo e della collaborazione organizzando qualche mese fa un incontro privato con le personalità chiave, tra cui Mark Zuckerberg di Facebook e lo stesso Schmidt, di questa nuova rivoluzione informatica.
La nuova Gang of Four non parla cinese e il suo libretto rosso vale 500 miliardi di dollari di valutazione aggregata. I dati immagazzinati sono sempre di più e la battaglia è appena cominciata. Inserisci link