mercoledì 19 ottobre 2011

Il Male risorge due volte ed è più cattivo di prima


Torna la rivista che falsificava il presente ma il Male di oggi fa a botte con la sua stessa storia. I protagonisti della redazione storica, Vincino e Vincenzo Sparagna, rompono e si fanno concorrenza con due riviste diverse. Vincino: “Vogliamo fare satira e la polemica non mi interessa, mi seccano solo le bugie”. Sparagna: “Siamo la loro cattiva coscienza, ovvero proprio quello che diciamo di essere e che loro non sono più da tempo”.

Il Male è stato il più importante foglio satirico italiano. Fondata nel 1978 da Pino Zac, la rivista esplose come una bomba negli anni in cui l’Italia diveniva il campo di battaglia per la Guerra Fredda e il mondo politico cercava ad ogni costo un’improbabile solidarietà nazionale. Mentre il Paese schiacciato dal terrorismo politico grondava sangue, il settimanale portava in edicola una satira dirompente e mai vista che scioglieva la tensione e attaccava frontalmente il marcio della politica da destra a sinistra attraverso disegni, parole, fumetti e quotidiani falsificati che sembravano più reali di quelli ufficiali. La redazione era formata da giovani ragazzacci che oggi sono considerate le migliori firme della satira italiana, da Vincino a Jacopo Fo, da Vauro Senesi a Vincenzo Sparagna. Il settimanale era apprezzato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini che invitò la redazione a cena al Quirinale perché voleva una vignetta di Andrea Pazienza che compariva in una delle copertine del Male. Nel 1982, dopo cinque anni gloriosi, il Male ha chiuso i battenti per sempre, è morto senza pretendere funerali di Stato e le celebrazioni negli anni si sono susseguite in maniera spontanea e disordinata. Dopo la morte del Male, quel “manipolo di ragazzi geniali” si è sciolto, alcuni di loro hanno dato vita, negli anni ’80, a una rivista notevole come Frigidaire, altri si sono persi per strada e c’è chi ha deciso di continuare a fare satira trovando sbocco soltanto in minuscoli spazi sperduti nel mare di inchiostro delle grandi testate nazionali, le stesse che prima criticavano falsificandole senza problemi.

Passano quasi trent’anni e ogni tanto si vocifera di un imminente ritorno del Male che però non arriva mai. Durante la prima settimana di ottobre 2011 questa illusione si trasforma in realtà e in edicola arrivano addirittura due riviste chiamate “il Male”. Per capire questa strana storia bisogna tornare un po’ indietro nel tempo. Un anno e mezzo fa è stato pubblicato su Internet un video in cui Vincino e Vauro Senesi, truccati da zombie, importunavano parlamentari fuori da Montecitorio annunciando che il Male sarebbe tornato presto in edicola. Di lì a poco viene allestito un sito web dove compare il ‘numero 0’ di questo nuovo Male, uno spazio nella rete che contiene un po’ di vignette e satira politica firmata, oltre che dagli stessi Vauro e Vincino, da Riccardo Mannelli, Tanino Liberatore, Massimo Bucchi, Daniele Luttazzi e molti altri. Grattando un po’ sotto la superficie si scopre che in quello stesso periodo Vincenzo Sparagna, ex redattore del Male e direttore di Frigidaire, contattava Vincino cercando di capire perché si fosse messo a rifare il Male proprio con Vauro che aveva fatto parte della rivista storica ma aveva abbandonato dopo appena tre numeri. “In redazione- racconta Sparagna- la fuga di Vauro passò sotto silenzio perché non contava nulla. Comunque lo spunto fu la mia profezia sull’imminente rapimento di Moro”. Sparagna si riferisce a un articolo firmato da lui stesso e apparso sul terzo numero del Male dove veniva pubblicata una rubrica di chiromanzia applicata alle mani dei politici dell’epoca. Nel testo si legge che le linee del palmo di Aldo Moro sono “un segno certo di carcerazione”. Per questo motivo “Vauro riportò la foto della mano di Moro con il mio testo ‘profetico’ su l’Unità- continua Sparagna- additandomi all’attenzione degli inquirenti. Forse pensava davvero che io sapessi del prossimo rapimento e che fossimo tutti in qualche modo fiancheggiatori delle Br. E’ una delle molte idee sbagliate della sua vita di pseudo comunista”. Effettivamente sull’Unità di venerdì 19 maggio 1978 si trova un articolo in cui l’organo del PCI si scaglia contro il Male e definisce quel genere di satira “disgustosa”.

Ma torniamo al passato più recente, siamo nel 2010 e Vincino sta cercando di rimettere in piedi il Male assieme a gran parte della vecchia redazione senza però chiamare Sparagna a fare parte della squadra. Passa qualche mese e finalmente le condizioni per un ritorno del Male diventano qualcosa di concreto: “Dopo dieci anni di false trattative e false partenze- racconta Vincino- finalmente a maggio di quest’anno ci hanno offerto una piccola ma seria possibilità con un meraviglioso giovane editore che è Francesco Aliberti e con una tosta come Cinzia Monteverdi” (entrambi azionisti del Fatto Quotidiano, ndr). Mentre Frigidaire di Sparagna esce mensilmente con una redazione di giovani autori, Vincino e Vauro di mettono a lavorare per costruire la nuova rivista chiamando le migliori firme della redazione del Male storico e tenendo gli occhi aperti per scovare sconosciuti di talento. Durante l’estate appena trascorsa la voce del ritorno del Male diviene una certezza, tra gli appassionati e i curiosi cresce l’attesa per la pubblicazione del primo numero, annunciato per la prima settimana di ottobre. Ma inaspettatamente succede qualcosa di imprevisto e improbabile quanto l’arresto di Ugo Tognazzi come capo delle BR annunciato trent’anni prima dai quotidiani falsificati dal Male storico. Il cortocircuito mediatico questa volta scatta perché sabato 1 ottobre il Male esce in edicola ma non si tratta della creatura di Vauro e Vincino bensì di un “falso” Male in “edizione popolare” partorito dalla mente di Vincenzo Sparagna per rubare la scena ai suoi vecchi compagni. “L’idea di rubare ciò che ci era stato rubato- spiega il direttore di Frigidaire- mi è venuta al principio di settembre, quando mi hanno detto che il pluriannunciato settimanale di Vauro e Vincino sarebbe uscito a ottobre. Questo colpo- continua- è stato preparato in meno di dieci giorni ma sarà un mensile in piena regola, con un suo carattere e una sua ricerca del tutto indipendente dalle cazzate del salotto vaurese”. In questa trappola cadono in tantissimi, su La Stampa Massimiliano Panarari dedica un lungo articolo alla rinascita del Male dove spiega che la trovata è di Vauro e Vincino ma si sbaglia e pubblica la copertina del Male di Sparagna a cui attribuisce la direzione della testata.

Si tratta di un furto con destrezza nel supermercato della comunicazione messo in atto con lo stesso spirito di trent’anni fa, o così sembra. Subito arrivano i complimenti anche da Vincino ma poi si scatena l’inferno. “All'inizio l'ho presa bene e prima di leggere ho fatto i complimenti a Sparagna- spiega il vingettista- ma poi l'ho letto e mi sono cadute le braccia, non tanto per gli insulti a me ma per la pochezza dell'operazione”. La copertina del Male di Sparagna è disegnata da Giuliano, un ex redattore della rivista storica, ma appena si gira pagina appare un editoriale firmato da Tersite (alias Sparagna) che critica su tutti i fronti l’operazione che stanno per realizzare i suoi vecchi compagni definiti in maniera sprezzante “star della satira da salotto televisivo”. Vincino risponde bollando l’operazione come una “furbata editoriale” e rispetto ai contenuti non ha mezzi termini: “disegni pessimi, cose che manco trent’anni fa avremmo pubblicato ma- aggiunge- Vincenzo è fatto così e di satira non ha mai capito molto”. Dall’altra parte della barricata di questa guerra civile Sparagna rivendica con convinzione il valore della sua battaglia: “Abbiamo solo fatto il nostro nuovo Male dopo l’annuncio di una ripresa furba della testata da parte di gente che non c’entrava più niente”. Il direttore di Frigidaire si sente legittimato a combattere perché i suoi ex colleghi di redazione starebbero utilizzando lo spirito del Male storico soltanto per guadagnare dei soldi: “Sono ex di se stessi e hanno fatto da tempo, almeno venti anni, scelte personali di carriera, cercando di capitalizzare la loro partecipazione al Male per avere successo in prima persona nell’industria culturale. Il fatto che alcuni dei miei ex compagni siano stati rivoluzionari in gioventù non significa niente. Tutti hanno cercato il successo borghese ripudiando nei fatti le loro scelte giovanili. Oggi la partecipazione di molti di loro alla satira da salotto dello pseudo Male di Vauro e Vincino mi appare l’ennesimo gesto mondano di una vita normalizzata e professionalizzata, che nulla c’entra con il vecchio Male”.

A sentire Vincino, “colpevole” di disegnare quotidianamente vignette al vetriolo su Il Foglio di Giuliano Ferrara e sul Corriere della Sera, la situazione non è esattamente così: “Personalmente non c'è un operazione di satira o una collaborazione di cui mi vergogni- ammette senza problemi- amo follemente disegnare e fare satira, andare in parlamento e disegnarli davanti, andare in tribunale e disegnare i massacrati dalla giustizia più infame dell'occidente. A me la polemica con Sparagna non interessa- sostiene senza alcun rancore- mi preme la verità storica e mi seccano le bugie: Vincenzo non ha mai diretto nessun numero del Male storico, lui è stato redattore e ha solo fatto quello che mette la firma per qualche numero”. Vincino fa riferimento a un comunicato stampa in cui si affermava che il direttore di quella rivista fosse sempre stato Vincenzo Sparagna. “La leggenda di Vincino direttore- aggiunge il direttore di Frigidaire- è sia vera che falsa. Vera perché Vincino era effettivamente una personalità eminente in redazione, falsa perché cancella il mio ruolo . Non si capisce niente di queste complesse dinamiche se si pensa a una struttura formale: il Male non aveva un direttore che comandava, era un’assemblea di redattori. Vi era un comitato di direzione formato da me e da Vincino ma il suo potere era soprattutto di persuasione”.

Quello che resta tra le righe è uno scazzo tra vecchi compagni di avventure che non riescono più a capirsi come una volta, come trent’anni fa quando assieme diedero vita alla più importante rivista di satira politica della storia della Repubblica italiana. L’amarezza si legge anche nelle parole di Vincino: “Mi dispiace che con gli insulti abbia buttato al vento una storia importante, con questo nuovo progetto- aggiunge- possiamo riuscire o fallire ma io non cambierò la mia natura e non dirò bugie ne insulti gratuiti in risposta ad altri”. Di un’altra opinione è invece Sparagna: “Vincino lo conosco bene. E’ un vecchio siciliano furbo. La sua prima reazione è stata di telefonarmi per congratularsi: una reazione di istinto e di sentimento, ma anche una reazione tattica. Per lui e gli altri, carichi di soldi e contratti, non ha molto senso ed è pericolosa una guerra frontale contro di noi, che siamo la loro cattiva coscienza, ovvero proprio quello che diciamo di essere e che loro non sono più da tempo”.

Le parole di Sparagna trasudano di un romanticismo che diviene quasi una questione morale, uno spirito laico che appoggia e sostiene gli ultimi piuttosto che quelli che combattono il potere in maniera frontale sempre e comunque. Vincino agita la sua matita caustica per disegnare le contraddizioni della politica e della società senza porsi l’imperativo di essere un duro e puro della rivolta, la cosa fondamentale è che il messaggio metta all’angolo la politica e arrivi a più persone possibili.

Andando oltre i litigi e gli insulti del caso, oggi troviamo in edicola due nuove riviste che hanno lo stesso nome ma sono molto diverse tra loro e soprattutto da quello che era il Male trent’anni fa. Saranno il pubblico e il tempo a celebrare il successo o la morte di queste due nuove trovate editoriali. In ogni caso, il Male vive nei ricordi di quelli che si divertivano a leggerlo a fine anni ‘70 come nelle angosce dei politici dell’epoca che finivano nel mirino di quella pistola. Un’arma sempre carica per tutti come quando Giovanni Paolo II diventava padre naturale di un bimbo, la Democrazia Cristiana veniva messa sullo stesso piano dei sequestratori di Aldo Moro e le contraddizioni del movimento studentesco e del terrorismo erano raccontate meglio di qualsiasi approfondimento giornalistico attraverso delle strisce a fumetti. Il Male esiste nella memoria storica di questo Paese perché racconta gli anni di piombo da una prospettiva che viene volutamente omessa dai libri di storia ufficiali: una sfumatura scomoda e per questo sempre coperta che spingeva gran parte degli italiani di quell’epoca a non riconoscersi nella sterile opposizione “o con lo Stato o con le Brigate Rosse”.

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